Recensione: Gabriele Kuby, Die verlassene Generation, Fe-Medien, Kißlegg 2020.

Maria Cavagno

La generazione abbandonata[1]

La tesi fondamentale del libro […] è che la nostra giovane generazione sta soffrendo perché e nella misura in cui la famiglia si sta dissolvendo. La carenza economica ed educativa come causa della sofferenza dei minori è data per presupposta e ammessa, mentre la disgregazione della famiglia è posta al centro dell’attenzione come una causa più “profonda” e appunto non universalmente riconosciuta, ma piuttosto rimossa.

Il libro della scrittrice tedesca Gabriele Kuby dal titolo Die verlassene Generation [La generazione abbandonata] parla delle “difficoltà della giovane generazione” (p. 11) nella società occidentale, con un focus sulla situazione della Germania. La nostra giovane generazione è “abbandonata”? Si chiede l’autrice: “Che problema c’è? Non siamo forse noi occidentali orgogliosi della nostra ‘umanità’? […] Noi non costringiamo i bambini dei paesi ricchi dell’Occidente a lavorare, come quelli dei paesi dei quali compriamo i prodotti a basso costo, e non li facciamo diventare soldati in guerra. Ma i bambini stanno bene qui da noi? No, non stanno bene. Da un quarto a un terzo dei bambini e dei giovani in Germania sono malati nel corpo e nell’anima, così malati che devono essere curati da medici e terapisti” (pp. 13-14).

L’autrice fa luce sulle “cause più profonde” di questa sofferenza: “Negli studi su larga scala che documentano la sofferenza di massa della giovane generazione, si sottolinea l’ovvia connessione con la bassa condizione socio-economica ed educativa, ma non ci si interroga sulle cause più profonde. La rottura della famiglia non emerge come causa, e la parola divorzio non appare. I rimedi sono attesi dalla medicina e dalla terapia. Questi possono al massimo alleviare” (pp. 14-15). Questo perché la nostra società del divertimento si rifiuta di “andare in salita”, cioè di fare sacrifici, cosa che è essenziale per una vita con i figli. La tesi fondamentale del libro, quindi, che si sviluppa poi nei singoli temi, è che la nostra giovane generazione sta soffrendo perché e nella misura in cui la famiglia si sta dissolvendo. La carenza economica ed educativa come causa della sofferenza dei minori è data per presupposta e ammessa, mentre la disgregazione della famiglia è posta al centro dell’attenzione come una causa più “profonda” e appunto non universalmente riconosciuta, ma piuttosto rimossa.

Il libro si rivolge a tutte le persone interessate; non è inteso principalmente come un contributo alla discussione accademica, ma come un campanello d’allarme per il largo pubblico. È scritto, infatti, in modo ben comprensibile e accessibile e può essere raccomandato anche a chi non ha mai affrontato l’argomento o non ha una precedente formazione accademica. La forza principale di questo libro, a mio avviso, risiede nel fatto che, basandosi su molti fatti concreti e cifre emblematiche, può attirare l’attenzione di un vasto pubblico su questi problemi, ma soprattutto può anche indicare una prospettiva migliore. È vero, il libro offre un agglomerato di grandi problemi, ma l’obiettivo è chiaramente quello di evidenziare la bellezza della vita e di renderla possibile per le generazioni future. L’introduzione termina, infatti, con le parole: “Restituiamo l’infanzia ai bambini e il futuro a tutti noi”. Significativamente, il libro è dedicato “ai sorrisi dei bambini”.

Gabriele Kuby è una sociologa tedesca, ormai nota autrice di bestseller. Il suo lavoro più conosciuto è La rivoluzione sessuale globale. Distruzione della libertà nel nome della libertà[2], che finora è stato tradotto in quattordici lingue. In esso documenta come il matrimonio e la famiglia siano sotto attacco oggi da parte dei potenti del mondo (in un certo senso costituisce un’analisi di ciò che Suor Lucia di Fatima scrisse in una lettera al Cardinale Carlo Caffarra riguardo alla battaglia finale tra Cristo e Satana che si combatte sul matrimonio e la famiglia[3]). Recentemente ha contribuito al volume Chiesa sotto accusa. Un commento agli Appunti di Benedetto XVI, curato da Livio Melina e Tracey Rowland[4]. È notevole il coraggio con cui affronta questi temi in modo profetico, andando contro lo “spirito del tempo” generale e accademico e attirandosi molte critiche proprio per questi argomenti. Benedetto XVI la chiama “una coraggiosa combattente contro le ideologie che alla fine giungono alla distruzione della persona umana”[5].

Questo libro riprende le questioni da lei precedentemente esplorate mettendo a fuoco gli effetti nocivi sui minori. L’analisi sociologica, con un totale di 260 riferimenti bibliografici, è stata scritta con la motivazione di una persona coinvolta, cioè una nonna che è “estasiata nell’assistere alla vita che ricomincia” (p. 12). Si rivolge a tutte le persone di buona volontà, specialmente quando si trovano in una delle situazioni difficili che vengono trattate. Così scrive nella prefazione: “Non siedo sul piedistallo. Sono una figlia del divorzio e ho divorziato io stessa a mia volta. È nelle probabilità statistiche. Il più giovane dei miei tre figli aveva undici anni all’epoca. Sono diventata una madre single. Solo quando mi sono separata e mi sono avvicinata a Dio, i miei occhi si sono gradualmente aperti su ciò che sono il matrimonio e la famiglia, su quanto sia grande la promessa di felicità e su ciò che richiede” (p. 11). Sin dall’inizio l’autrice accompagna il lettore: “Può essere doloroso scoprire che come padre o madre abbiamo contribuito alla sofferenza dei bambini. C’è un genitore che ad un certo punto non se ne renda conto? Non ci sono genitori perfetti e famiglie perfette, ma ci sono persone che vogliono crescere. Questo è l’unico requisito per leggere questo libro con profitto” (p. 11).

Dei tredici capitoli, il primo e il tredicesimo sono, in un certo senso, la cornice, in quanto trattano l’importanza della fecondità corporea umana e della famiglia per la società e la necessità di una politica che la promuova. I restanti undici capitoli trattano ciascuno un argomento, ognuno di nuovo diviso in circa quattro sotto argomenti, così che in totale vengono trattati circa quaranta singoli argomenti. Per ovvi motivi, dunque, non è possibile approfondire qui ogni singolo argomento, ma solo fornire uno sguardo generale come invito alla lettura personale.

Nell’introduzione, l’autrice stessa offre una panoramica delle sofferenze delle giovani generazioni: I bambini sono “contraccettati”, “uccisi prima della nascita se non sono desiderati”, “prodotti in laboratorio se sono desiderati”, “defraudati della loro paternità”, “congelati come embrioni e ‘consumati’ dalla ricerca”, “gestati in un utero in affitto”, “comprati”, “allevati da coppie dello stesso sesso”, “dati in mani estranee fin dalla prima infanzia”, “sessualizzati già alla scuola materna”, “resi insicuri nella loro identità sessuale”, “indottrinati sessualmente nella scuola primaria”, “incoraggiati a cambiare il loro sesso”, “alla mercé dello smartphone”, “alla mercé della pornografia”, “abusati sessualmente in massa”, diventano “vittime del divorzio”, “devono crescere in famiglie distrutte”, sono “drogati di Ritalin”, e attraverso tutto questo “derubati della loro infanzia” (pp. 20-21).

Sviluppando la sua argomentazione, Kuby rende molto chiaro che i problemi iniziano con la separazione della sessualità umana dai suoi due significati di trasmissione della vita e di unione sponsale, e anche con la separazione dei due significati l’uno dall’altro. I temi trattati nel libro saranno di seguito elencati e concisamente descritti, e poi si rifletterà brevemente su ogni tema in modo specifico sotto questo aspetto della separazione l’uno dall’altro dei significati dalla sessualità.

Dopo il preludio sulla benedizione della fecondità corporea umana comincia appunto il capitolo “Sesso sì, bambino no”, con i sottotemi: condom, pillola, l’enciclica “profetica” Humanae vitae e la RNF (Regolazione naturale della fertilità). Di fatto, questo libro tratta in gran parte dei problemi che sorgono perché – mutuando il linguaggio della teologia del corpo – il significato sponsale e quello paterno o materno del corpo umano e della sessualità sono separati o ignorati. Così, i temi del libro possono essere annoverati tra le conseguenze elencate in Humanae vitae quando questo insegnamento viene ignorato (cfr. HV n. 17). Questo libro, infatti, è in gran parte una continuazione dettagliata dell’elenco delle conseguenze negative derivanti dal disattendere l’insegnamento della Humanae vitae. Il suo contenuto sono gli effetti socialmente molto rilevanti dello svuotamento di significato della sessualità, effetti di cui risentono soprattutto i bambini e gli adolescenti.

Questo traspare molto chiaramente dalla struttura del libro. Il capitolo sulla contraccezione (in cui, come è noto, la fecondità e spesso anche l’unione coniugale sono escluse dalla sessualità) è seguito – come conseguenza e in linea con questa mentalità contraccettiva – dal capitolo sull’aborto. I suoi sottocapitoli trattano dell’umanità e della dignità del nascituro, dei metodi di aborto – una sezione tanto sobriamente descrittiva quanto profondamente sconvolgente –, della situazione psicologica della donna dopo un aborto e dei modi per uscirne.

La sessualità senza fecondità si trasforma facilmente in fecondità senza sessualità e anche senza unione sponsale: la riproduzione artificiale. Per questo l’autrice approfondisce i metodi e le motivazioni, i rischi medici, le fasi della fecondazione artificiale, la donazione di sperma e la maternità surrogata. Molto interessanti sono anche i riferimenti in tutto il libro all’uso manipolativo del linguaggio, per cui oggi si richiede cautela, riflessione e, se possibile, correzione riguardo a molti termini: si pensi ad esempio, in questo contesto, al “donatore di sperma” – che, dopo tutto, non è un donatore ma un venditore del suo sperma.

Per non perdere di vista il vero obiettivo in mezzo a tanti problemi, il capitolo seguente sulla giovane paternità – riguardante la nascita, il legame della prima infanzia e la paternità in generale – mostra ai lettori, e soprattutto alle lettrici, la vera bellezza di questi aspetti della vita, quando si conservano il significato sponsale e quello genitoriale della sessualità. In linea cronologica con le fasi della crescita, segue un capitolo sugli asili nido come istituzione socialista, in cui si descrive l’offensiva politica degli asili nido in Germania, la necessità del legame parentale e soprattutto materno del bambino piccolo (“Bindung statt Bildung”) e lo “stress costante” per tutti i coinvolti, ma soprattutto per i bambini sotto i tre anni, che culmina nell’appello: “Abolite gli asili nido!” (p. 174). Ora, il boom dell’asilo nido non ha forse anche a che fare con lo svuotamento di significato della sessualità? Dopo tutto, trasmettere la vita significa non solo procreare, ma anche allevare i figli ed educarli. La fecondità include anche la cura della buona crescita di questa nuova vita. Come possono padre e madre insieme prendersi cura nel miglior modo possibile del bambino che nasce da loro? Più è chiaro ai genitori che la fecondità appartiene al loro amore e che la cura e la responsabilità per la nuova vita spettano a loro, più si impegneranno per questo.

Seguono i problemi dei bambini alla scuola materna, come lo stress, l’essere sopraffatti dalla partecipazione/codecisione, la sessualizzazione precoce e l’inclusione della “diversità” sessuale. Qui ovviamente la società trasferisce la propria visione della sessualità ai bambini. Il principio “è permesso tutto ciò che dà piacere” (p. 188) è diventato sempre più accettato nell’educazione sessuale sin dalla fine degli anni ‘60, tanto che in molti asili è previsto che i bambini possano spogliarsi e “scoprirsi sessualmente” in stanze “protette”, il che naturalmente porta ad abusi dei bambini sui bambini. Per contro, ci sono “regole per i giochi medici” dove la volontà e l’autodeterminazione del bambino sono presentate come il criterio di prevenzione degli abusi. “Lì suona del tutto cinico quando viene chiamato prevenzione. Distruggendo sistematicamente il senso di vergogna, i bambini vengono preparati per le aggressioni pedofile. I bambini di oggi soffrono in massa per la mancanza di affetto e sicurezza… La sessualizzazione nell’infanzia li lascia incapaci di distinguere quando un tocco è un’espressione di affetto benevolo da parte di un adulto, o un tentativo insidioso di rendere un bambino arrendevole per un abuso sessuale” (p. 191). Dovrebbero anche conoscere e accettare la “diversità degli orientamenti sessuali” che vengono promossi oggi. “Se le famiglie distrutte in cui devono vivere sono ritratte come ‘normali’, allora il loro dolore non ha più un posto o non può essere espresso, se non sotto forma di sintomi psicologici e fisici” (p. 194). La loro stessa identità sessuale è destabilizzata.

Questo è ancora più evidente nell’educazione sessuale scolastica, dove, secondo una pedagogia sessuale della diversità, si impone che conoscano le teorie di genere e queer, la contraccezione e le diverse pratiche sessuali. Anche gli standard dell’OMS per l’educazione sessuale sono su questa linea. Il fenomeno dei giovani che sentono di essere del sesso sbagliato (transgender) e vogliono cambiare il loro sesso è molto in aumento. Tutto questo opera in direzione diametralmente opposta rispetto al desiderio di futuro del novanta per cento dei giovani, che anelano a una “buona vita familiare” (secondo lo Shell Youth Study 2019; p. 209), poiché qui viene trasmessa ai giovani e propagata una visione della sessualità staccata dal matrimonio e dalla famiglia.

Il capitolo successivo si occupa dei cosiddetti diritti dei bambini dell’ONU, posti in essere per dare ai minori la possibilità di “imporre i loro desideri, modellati dall’educazione sessuale, dai gruppi di pari, da Facebook e dai media, attraverso l’intervento dello Stato contro i loro genitori” (p. 240), il che socialmente incoraggia ulteriormente la destabilizzazione della famiglia. I sottocapitoli fanno luce sulla situazione giuridica in Germania, su “misure di custodia” da parte dello Stato e, come correttivo, la Carta dei diritti della famiglia del 1993 del Pontificio Consiglio per la Famiglia.

L’uso eccessivo dei media digitali pone dei rischi (malattia/solitudine/dipendenza, cyberbullismo) e rende soprattutto i giovani suscettibili ai suoi metodi di manipolazione di massa, che li allineano al mainstream in termini di opinione e comportamento e quindi servono come amplificatori di tutto ciò che è stato detto. Non può mancare un capitolo sui danni e i crimini della pornografia quando i giovani diventano consumatori di pornografia o vittime di pornografia infantile. Come ultimo argomento, Gabriele Kuby descrive in modo molto incisivo la sofferenza dei figli del divorzio, nelle testimonianze e nella scienza, poi l’assenza spesso conseguente dei padri e l’emergere di famiglie “patchwork” e “arcobaleno”. Queste situazioni sono spesso il risultato del fatto che la sessualità non è compresa in modo sponsale-matrimoniale e genitoriale.

Il libro documenta quindi come i modi individualistici di pensare e di vivere della società abbiano un impatto negativo sui minori (cfr. tesi 5). I bambini e gli adolescenti, particolarmente sensibili e vulnerabili, sono quindi un indicatore speciale della misura in cui i nostri modi di pensare e di vivere siano o meno favorevoli alla vita. La sofferenza dei bambini è intollerabile di per sé. Ma è anche un segnale d’allarme per tutta la società e il suo bene comune (cfr. tesi 12).

Nell’epilogo Gabriele Kuby conclude: “Ciò che si appartiene è stato separato: il corpo dall’anima, l’uomo dalla donna, la sessualità dalla fecondità, la procreazione dalla sessualità, il bambino dai suoi genitori biologici. […] La rottura da cui derivano tutte le altre rotture è la grande apostasia da Dio. […] Non abbiamo provato abbastanza a lungo a prendere in mano la situazione da soli? […] Sono consapevole che è inopportuno parlare della fede. Ma non ho altro da dirvi se mi chiedete della speranza che mi riempie” (pp. 349-351). Così, alla fine, il libro ritorna a quanto espresso anche nella prima tesi del Veritas Amoris Project: Per poter parlare della verità dell’amore è necessario stabilire il primato di Dio Creatore.

  1. Si ringrazia il dott. Claudio Maresca per l’efficace aiuto nella revisione linguistica di questa recensione.

  2. Gabriele Kuby, La Rivoluzione Sessuale Globale. Distruzione della libertà nel nome della libertà, Milano, Sugarco Edizioni, 2017 (originale ted.: Die globale sexuelle Revolution. Zerstörung der Freiheit im Namen der Freiheit, Kißlegg, Fe-Medien, 2012, 20166.

    Altri libri noti sono: Verstaatlichung der Erziehung. Auf dem Weg zum neuen Gender-Menschen, Kißlegg, Fe-Medien, 2008, 201511; Christliche Prinzipien des politischen Kampfes, Kißlegg, Fe-Medien, 2017; Mein Weg zu Maria. Von der Kraft lebendigen Glaubens, München, Wilhelm Goldmann Verlag, 19983.

  3. Il testo del cardinal Caffarra è stato pubblicato postumo in Anthropotes XXXIII/2 (2017).

  4. Livio Melina e Tracey Rowland, a cura di, Chiesa sotto accusa. Un commento agli Appunti di Benedetto XVI., Cantagalli, Siena 2020.

  5. “…eine tapfere Kämpferin gegen die Ideologien, die letztlich auf eine Zerstörung des Menschen hinauslaufen”. www.gabriele-kuby.de

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Maria Cavagno

Maria Cavagno ha conseguito la laurea in Filologia classica (Latino) e il dottorato in Teologia a Vienna nonché la Licenza presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II a Roma dal 2015 al 2017. È insegnante di liceo a Vienna.

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Il Veritas Amoris Project mette al centro la verità dell’amore come chiave di comprensione del mistero di Dio, dell’uomo e del mondo e come approccio pastorale integrale e fecondo.

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