La genealogia familiare della persona umana: il dono nella carne
Intervento al III Congresso Internazionale “Matrimonio e famiglia” con [...]
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“Ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai”. Ieri, con queste parole severe e con l’austero rito delle ceneri abbiamo iniziato il nostro cammino quaresimale verso la Pasqua di Risurrezione. E oggi il vangelo del giorno, che abbiamo appena ascoltato (Lc 9, 22-25), ci ricorda che c’è un solo modo per salvare la nostra vita: perderla per la causa di Gesù, prendendo ogni giorno la propria croce e seguendolo: “Chi vuole salvare la propria vita la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia la salverà”. Queste parole risuonano con particolare eloquenza oggi, nel funerale del nostro caro, amato e grande Stanisław Grygiel, Maestro, Padre ed Amico. Esse illuminano la sua vita, permettendoci di coglierne il segreto, ma nello stesso tempo è la sua stessa vita di sequela a Gesù, che le illumina per noi.
Quale può essere il ruolo dell’assistente spirituale in un luogo dove i bambini soffrono e muoiono? In questo contesto si conferma in pieno ciò che papa Paolo VI già vedeva chiaramente cinquant’anni fa: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni». Da questo presupposto, a mio avviso, derivano le caratteristiche del buon cappellano in contesti del genere: prima di tutto un uomo di fede, che abbia fatto un’esperienza di Dio nella propria sofferenza. Potremmo dire un “risorto-dentro”, uno che, ancora una volta come Giobbe, possa dire: «Prima ti conoscevo solo per sentito dire, ora ti ho visto faccia a faccia» (Gb 42). Uno che sappia annunciare, certo sostenuto da uno Spirito che avrà cura di alimentare continuamente, che persino lì dove c’è l’assurdo per l’uomo – la sofferenza dell’innocente – c’è Dio. Che c’è la possibilità di sperimentare la Vita nella morte. Una Vita che non ci appartiene, che non è una risorsa che troviamo nascosta dentro di noi, come dicono alcune filosofie, ma una forma di Vita che ha una sorgente altrove, che dobbiamo chiedere e ricevere, che è sovrabbondante rispetto a qualsiasi evento umano, anche il più difficile da affrontare.