Testimoniare la fede al capezzale di un bambino morente

By Luigi Zucaro|2024-03-04T11:36:54+01:0025 Novembre 2022|Bioetica, Fede, Morte e morire, Speranza|

Quale può essere il ruolo dell’assistente spirituale in un luogo dove i bambini soffrono e muoiono? In questo contesto si conferma in pieno ciò che papa Paolo VI già vedeva chiaramente cinquant’anni fa: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni». Da questo presupposto, a mio avviso, derivano le caratteristiche del buon cappellano in contesti del genere: prima di tutto un uomo di fede, che abbia fatto un’esperienza di Dio nella propria sofferenza. Potremmo dire un “risorto-dentro”, uno che, ancora una volta come Giobbe, possa dire: «Prima ti conoscevo solo per sentito dire, ora ti ho visto faccia a faccia» (Gb 42). Uno che sappia annunciare, certo sostenuto da uno Spirito che avrà cura di alimentare continuamente, che persino lì dove c’è l’assurdo per l’uomo – la sofferenza dell’innocente – c’è Dio. Che c’è la possibilità di sperimentare la Vita nella morte. Una Vita che non ci appartiene, che non è una risorsa che troviamo nascosta dentro di noi, come dicono alcune filosofie, ma una forma di Vita che ha una sorgente altrove, che dobbiamo chiedere e ricevere, che è sovrabbondante rispetto a qualsiasi evento umano, anche il più difficile da affrontare.

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Da “protagonista” a “cortigiana”. Quale rapporto tra Chiesa e modernità?

By Furio Pesci|2024-03-04T12:20:29+01:0020 Luglio 2022|Chiesa, Cultura, Fede, Modernità, Verità|

Il tema del rapporto tra Chiesa e mondo moderno può essere affrontato da prospettive disciplinari molto diverse tra loro. Personalmente comincerei a discutere la questione partendo da una citazione, molto nota, del filosofo Andrea Emo, un breve brano tratto dai sui famosi taccuini. Scrive Emo che la Chiesa è stata per molti secoli “la protagonista della storia”; successivamente ha assunto la parte “non meno gloriosa di antagonista della storia”, ma nel nostro tempo è “soltanto la cortigiana della storia”. Certamente si tratta di affermazioni che potrebbero essere considerate grossolane, per così dire, se analizzate con la lente d’ingrandimento di una storiografia accurata e interessata a cogliere tutta la complessità e le mille sfaccettature che qualsiasi periodo storico, e a maggior ragione le epoche nella loro interezza, possiede; ma, a mio avviso, contengono molta verità, che andrebbe adeguatamente soppesata: compito che si pone il seguente saggio.

Il primato del Logos in discussione

By Livio Melina|2024-03-04T12:24:57+01:0018 Marzo 2022|Amore, Fede, Verità|

Riteniamo illuminante per il problema della messa in discussione del primato del Logos, rileggere alcuni testi di Joseph Ratzinger. Proponiamo tre passi successivi: 1. L’incontro tra pensiero greco e fede biblica. Ci chiederemo se questo incontro appartiene all’essenza del cristianesimo oppure se è stato un “disastroso equivoco” da cui finalmente liberarci, come vorrebbe una versione teologica della cancel culture. 2. Al di sotto del problema storico, sta però il problema teorico e metodologico del rapporto tra fede e ragione. Ci chiederemo dunque: quale tipo di razionalità è adatto alla fede cristiana? 3. Infine affronteremo la questione cruciale: il tema della verità nella religione. Concluderemo dicendo che la verità di cui parla il cristianesimo è la verità dell’Amore (Veritas amoris), che si rivela come principio dell’Essere. Se il Logos non è ragione matematica, ma Amore Creatore e Redentore, allora il primato del Logos e il primato dell’Amore sono identici.

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