Invito alla lettura: René Ecochard, Homme, femme … ce que nous disent les neurosciences, Artège 2022

Alberto Frigerio

Il mio breve intervento costituisce un invito alla lettura del libro di recente pubblicazione Homme, femme … ce que nous disent les neurosciences. del medico e professore René Ecochard. La presentazione del testo prevede tre momenti: dapprima richiamerò l’intento dell’Autore, in seguito presenterò i principali risultati della ricerca, infine indicherò i guadagni più significativi dell’indagine svolta.

Intento

Il testo indaga l’influsso della biologia sulla costruzione della personalità maschile e femminile, alla luce degli studi condotti sulla vita umana dal ventre materno all’età adulta. Come si legge nell’Introduzione, l’intento dell’Autore è quello di interrogare la scienza sull’esistenza di una personalità maschile e femminile, che è oggigiorno messa in discussione dalla gender theory, che nega la differenza sessuale e sostiene che il maschile e il femminile sarebbero costruzioni meramente culturali, operate storicamente dagli uomini al fine di sottomettere le donne.

Il tema è di grande attualità, speculativa e pratica (Ecochard ha accennato alla realtà francese, ma lo stesso accade in Italia), a motivo del fatto che nel tempo presente la differenza sessuale è fortemente messa in discussione e vi è chi parla di age of unisex (A. Fausto-Sterling), nella convinzione che ciascuna persona non sarebbe altro che una miscela (blend) di mascolinità e femminilità. La differenza sessuale, fino a qualche tempo fa annoverata tra le certezze granitiche e resistenti alla prova del tempo, non può certamente venire liquidata e azzerata con troppa facilità, come se si trattasse di un puro artificio culturale, non foss’altro per il carattere sessuato della riproduzione umana, che fonda la binarietà dei sessi, neppure però va ripetuta come se fosse un ovvio truismo. Si tratta piuttosto di farle oggetto di riflessione, ricercando ed elaborando strumenti concettuali in grado di attestarne e dischiuderne il senso antropologico, facendo nostro il noto invito della filosofa e psicoanalista belga naturalizzata francese Luce Irigaray, secondo cui la differenza sessuale costituisce il problema che la nostra epoca ha da pensare (L. Irigaray).

Risultati

In una prima sezione l’Autore illustra le differenze che si registrano tra maschi e femmine lungo l’intero arco della vita. Ecochard rileva anzitutto l’influsso del sesso cromosomico sullo sviluppo dell’embrione: in particolare, il gene SRY, situato sul cromosoma Y, intorno alla 6-8 settimana si attiva e dà origine alla differenziazione delle gonadi, fino a quel punto bipotenziali.

L’Autore rileva poi alcune differenze nei neonati e nei bambini di sesso maschile rispetto a quelli di sesso femminile, correlate al più alto tasso di testosterone nei primi e di estrogeni e progesterone nelle seconde, conseguente all’attivazione dell’asse ipotalamo-ipofisi gonadi nella vita fetale, per via della stimolazione gonadica, e alla sua riattivazione nel primo semestre di vita fuori dal grembo materno, al momento della così detta mini pubertà. Tra l’altro, il cervello dispone di recettori per gli ormoni genitali, da cui è pertanto influenzato. Tra le differenze più evidenti, alcune delle quali riscontrabili più marcatamente nelle fasi successive della vita, si hanno le seguenti: i maschi sono più analitici e sistematici, le femmine più relazionali e empatiche; i maschi hanno miglior orientamento spaziale, le femmine migliore abilità linguistica; i ragazzi sono più aggressivi, le femmine più capaci di cura emotiva; i ragazzi manifestano l’aggressività più in forma fisica, le femmine più in forma psicologica; i maschi sono più propensi a correre rischi, le femmine più coscienziose e responsabili.

L’Autore rileva inoltre alcune differenze che compaiono al raggiungimento della così detta età di ragione: a 7-8 anni i maschi e le femmine scelgono amici preferibilmente dello stesso sesso; i maschi prediligono il gruppo, connotato gerarchicamente e caratterizzato dall’aggressività, le femmine le relazioni intime, connotate dall’investimento affettivo e dalle emozioni.

L’Autore rileva in seguito alcune differenze che compaiono o comunque si rendono evidenti con la pubertà: a livello fisico, si sviluppano gli organi preposti a trasmettere la vita (organi genitali maschili e femminili) e a nutrire la vita (seno materno); inoltre, la secrezione di progesterone nei maschi e di estrogeni nelle femmine incide sullo sviluppo cerebrale, che è correlato allo sviluppo dell’inclinazione all’unione sessuale e alla trasmissione della vita; a livello psichico, si assiste a una modifica delle aree correlate alla percezione delle emozioni (lo sviluppo della corteccia pre-frontale, correlata alla regolazione delle emozioni, che conferisce al soggetto una certa stabilità emotiva, avviene tra i 20 e i 24 anni, dunque tra la fine della pubertà e l’inizio dell’età adulta), alle relazioni sociali, alla ricerca di novità, e alla creatività.

L’Autore rileva infine alcune differenze tra maschi e femmine proprie dell’età adulta: 1) Nell’ambito dell’esperienza romantica: nel maschio prevale la meraviglia, nella femmina il desiderio d’intimità; nel maschio prevale la ricerca cognitiva di interessi comuni, nella femmina la ricerca emotiva di tenerezza e affezione; nel maschio l’emozione si esperimenta a livello del cuore, nella femmina a livello di tutto il corpo; il maschio è più attento alla dimensione estetica, la femmina alla personalità. 2) Nell’ambito della paternità e maternità: durante la gravidanza e nei primi mesi dopo il parto il cervello femminile, sotto l’influsso ormonale della prolattina e dell’ossitocina, va incontro a rimodellamento, associato alla capacità di prendersi cura della prole e all’empatia; a seconda della variazione ormonale nella femmina si registra una variazione ormonale nel maschio, con conseguente rimodellamento cerebrale, associato alla capacità di interagire con la prole e prendersene cura; è questo un esempio di meccanismo epigenetico, in cui l’ambientale, in questo caso affettivo, influisce sulla biologia, cioè sulla regolazione dell’espressione genica.

Ecochard tratta anche il tema della famiglia, rilevando che a livello animale sono già osservabili alcune forme di famiglia, caratterizzate dalla complementarietà di ruoli tra maschi e femmine, e che a livello umano si rinviene qualcosa di simile, a motivo del fatto che nei maschi prevale la fermezza, nelle femmine l’affezione; inoltre, come già nel mondo animale, anche negli esseri umani si ha l’inclinazione all’attaccamento, correlata al dosaggio di alcuni ormoni (ossitocina, vasopressina e prolattina), che costituisce il substrato biologico dell’inclinazione a vivere in società, che si declina nell’inclinazione a condividere la dimora nella relazione affettiva e a curare la prole nella relazione materno-filiale.

L’Autore tratta inoltre il tema della donna, rilevando tre caratteristiche della vita interiore e esteriore connesse al ciclo mestruale (inclinazione mutevole all’azione e al riposo, maggior apertura alla relazione amorosa nel periodo fertile, umore mutevole e disagio in fase di approccio e durante il mestruo), che spiegano perché l’assunzione di contraccettivi ormonali, correlata a mutamenti cerebrali rilevabili alla Risonanza Magnetica, modifichi la vita psichica della donna (ridotta attitudine a comunicare, ridotta capacità di memorizzare i dettagli, aumento dell’attitudine a memorizzare l’essenziale, modificazione delle reazioni emotive, modificazione della reazione allo stress); per parte sua, il cervello dell’uomo va incontro a mascolinizzazione sotto l’influsso del testosterone, sebbene certo il cammino di costruzione della personalità sia in larga parte legato all’influsso educativo e ambientale, come accade peraltro nella donna.

In una seconda sezione l’Autore richiama alcuni celebri capitoli della scienza, particolarmente significativi per comprendere la differenza sessuale: la nozione di selezione sessuale coniata da Charles Darwin per indicare i meccanismi biologici sottesi all’accoppiamento tra maschi e femmine; la comprensione della maturazione cerebrale a tappe, sotto l’influsso ormonale, come rilevato da Jean Piaget, che sotto il profilo della maturazione sessuale parla di quattro periodi particolarmente sensibili (uterino, della mini pubertà, della pubertà e, nelle donne, della pre-menopausa); la scoperta da parte di David C. Page del gene SRY e la comprensione della sua importanza per la mascolinizzazione gonadica e dunque cerebrale; la scoperta della Sindrome di Turner 45,X0 da parte di Henry H. Turner, a cui è seguita la comprensione dell’origine genetica di altri disordini dello sviluppo sessuale; la ricerca dell’armonia personale, propiziata dagli studi di Ruth Feldman, attraverso la presa in carico unificata dei tratti innati e acquisiti, cioè degli aspetti ormonali, psichici e relazionali.

Guadagni

Il testo offre un guadagno principale, ovvero la comprensione della personalità come realtà che si costruisce progressivamente, a partire dal «potenziale genetico», e sotto l’influsso «degli eventi, dell’ambiente, dell’educazione e delle scelte personali»[1]. È quanto attesta peraltro la nozione di epigenetica, più volte richiamata dall’Autore, che documenta il mutuo influsso tra ambiente e meccanismi biologici. In tal senso, il sesso biologico non è inincidente sulla personalità maschile e femminile, come sostiene la teoria del genere, ma ne costituisce il fondamento, che certo è chiamato a maturare dentro l’esistenza.

Tale visione è conforme alla prospettiva filosofica d’indirizzo ermeneutico, secondo cui l’identità ha un profilo narrativo, come attesta l’indagine condotta da Paul Ricoeur. Secondo il filosofo francese l’identità si costruisce nel tempo, a partire dall’alterità, che assume anzitutto la figura della corporeità[2]. L’identità personale è un’ellissi a due fuochi, in quanto è a un tempo evento originario (diversamente da quanto prospettato da esistenzialismo e culturalismo) e un processo storico (diversamente da quanto prospettato da essenzialismo e biologismo). È quanto suggerisce il filosofo Francesco Botturi, secondo cui lo sviluppo identitario non consiste né in una mera passività di elementi attribuiti da altri, né in una mera attività di elementi auto-attribuiti dal soggetto, ma si realizza come assunzione attiva e responsabile di una datità che il soggetto ha il compito di comprendere e interpretare in chiave responsoriale. In questa datità si distingue il dato inderivato e inaggirabile dell’elemento corporale[3].

A questo primo guadagno ne va affiancato un secondo, che si esplicita in ciò che l’Autore chiama «complementarietà nella struttura biologica, ormonale e comportamentale»[4] tra maschi e femmine. Questo dischiude il compito, tanto per gli uomini quanto per le donne, di aprirsi gli uni agli altri.

Infine, nelle pagine conclusive, Ecochard si sofferma sui disordini dello sviluppo sessuale e offre preziose indicazioni per farvi fronte: se la patologia organica comporta uno sviluppo incompleto, è possibile agire per via chirurgica; se la patologia è a livello genetico, si deve avere la delicatezza di operare un’accurata analisi cromosomica, gonadica, ormonale e genitale, attribuendo all’infante il sesso che potrà essere approcciato più agevolmente da trattamenti medici e chirurgici; in ogni caso, sarà opportuno accompagnare il soggetto e la famiglia con tutto il sostegno possibile, e, laddove necessario, con l’ausilio psicologico.

Per concludere, il testo di René Ecochard documenta l’esistenza di un maschile e di un femminile, che rivelano il logos inerente alla sessualità, che si riferisce alla relazione feconda con l’alterità. La natura sessuata maschile e femminile costituisce il solco entro cui il soggetto è chiamato a operare in termini culturali la crescita personale e di coppia. Si tratta dunque di guardare all’elemento biologico, ovvero all’essere maschio o femmina, come a un datum che non pre-determina (a dispetto di quanto sostiene il biologismo) e che però orienta (a dispetto di quanto sostiene il culturalismo) il processo psicologico e spirituale soggettivo.

Tale visione è certificata, in sede teologica, dalla dottrina della creazione, secondo cui tutto è fatto nel Logos e tutto parla il linguaggio del logos, pertanto va riconosciuta un’interiorità alla materia, che non è riducibile a oggetto plasmabile dall’intenzionalità soggettiva. È quanto ha sostenuto Joseph Ratzinger, il quale ha più volte denunciato l’oblio della dottrina creazionista e vi ha dedicato diversi interventi. Si legge nel libro L’elogio della coscienza del 2009: «In principio era il Verbo e di conseguenza l’essere stesso porta il linguaggio del Verbo. Ecco cosa s’intende quando si dice che la “natura” ha un valore morale. Nessuno intende affermare che il biologismo debba diventare la norma dell’uomo»[5]. Ed è quanto ha richiamato il magistero recente, secondo cui, a fronte del diffondersi di un atteggiamento neo-gnostico, che pretende di manipolare la natura in quanto ritenuta priva di senso, è decisivo rinvenire nell’elemento materiale della creazione le tracce della mano provvidente del Creatore (Placuit Deo n. 3)[6].

Excursus: sesso e cervello

L’indagine neuroscientifica relativa ai meccanismi che guidano lo sviluppo del cervello nei maschi e nelle femmine completa la riflessione sullo sviluppo biologico del soggetto, che ha avvio a livello cromosomico e si estende a livello gonadico, genitale e cerebrale (Cfr. A. Jost). Nell’ambito della comunità scientifica il dibattito sulla differenza sessuale è assai acceso: alcuni considerano le differenze sessuali cerebrali robuste e definite, altri evocano l’ampia varietà nella popolazione. Sia gli uni che gli altri sono propensi nell’accettare la così detta mosaic brain theory, secondo cui le persone avrebbero mosaici unici di caratteristiche strutturali maschili e femminili, come attesta una certa sovrapposizione di pattern neurali tra soggetti di sesso differente. Tuttavia, mentre i primi parlano di differenza sessuale cerebrale non dimorfica, i secondi parlano di cervello intersex.

In realtà, anche la nota studiosa israeliana Daphna Joel, che pure utilizza la categoria di mosaic brain come sinonimo di cervello intersessuale, negando l’esistenza di un cervello maschile e femminile, riconosce la possibilità di predire il sesso di una persona sulla base della struttura cerebrale. Mentre non è possibile dedurre dal sesso di una persona la sua conformazione cerebrale, è possibile dedurre dalla conformazione cerebrale il sesso della persona[7].

In tal senso, la mosaic brain theory, più che negare la differenza sessuale cerebrale, invita a superare una sua interpretazione dimorfica (greco: δι = due; μορϕος = forme): mentre nel dimorfismo si hanno due forme differenti di un certo endpoint (es. 3G-sex: geni-gonadi-genitali), nella differenza non dimorfica si ha lo stesso endpoint, che è in media differente sebbene vi sia una certa sovrapposizione (es. cervello). Come attesta la prima meta-analysis relativa alle strutture del cervello di soggetti di sesso maschile e femminile, in alcune regioni cerebrali le differenze sessuali cerebrali sono significative e particolarmente consistenti[8]. Motivo per cui, secondo la neuroscienziata statunitense Margareth McCarthy a livello cerebrale il maschio e la femmina sono differenti, si tratta “solo” di comprendere quanto lo sono e quanto importante sia questa differenza sul vissuto personale[9]. In tal senso, il lavoro di René Ecochard costituisce una prima indagine relativa alle ricadute del biologico sulla psiche e sulla coscienza.

  1. R. Ecochard, Homme, femme … ce que nous disent les neurosciences. La nature a raison ! Nos différences sont des richesses, Artège, Paris 2022, 8 e 102.

  2. Cfr. P. Ricoeur, Soi-même comme un autre, Seuil, Paris 1990, étude 10. L’autore sviluppa le implicazioni ontologiche del discorso ermeneutico e pone a tema il tripode della passività, in cui traspare l’alterità insita nel cogito (trépied de la passivité, et donc de l’altérité). Il soggetto giunge a sé attraverso l’altro da sé, che assume la triplice forma del corpo, dell’estraneo e della coscienza. Tuttavia, il paradigma di alterità è costituito dalla corporeità, crocevia di passività e alterità, emblema del nesso costitutivo del cogito all’altro da sé. Il corpo è la prima forma di alterità, portatrice di un valore simbolico, che il cogito è chiamato ad ascoltare e interpretare.

  3. Cfr. F. Botturi, Corpo vissuto e dramma del processo identitario, in L. Melina – S. Belardinelli (ed.), Amare nella differenza, Cantagalli-LEV, Siena-Città del Vaticano 2012, 117-132.

  4. R. Ecochard, Homme, femme … ce que nous disent les neurosciences. La nature a raison ! Nos différences sont des richesses, 102.

  5. J. Ratzinger – Benedetto XVI, L’elogio della coscienza, Cantagalli, Siena 2009, 162.

  6. Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera Placuit Deo 3, (01.03.2018) (AAS 110 427-436).

  7. Cfr. D. Joel, Male or female? Brains are intersex, «Frontiers in Integrative Neuroscience» 5 (2011) 1-5: 2 «I do not claim that we cannot predict one’s sex on the basis of the structure of his/her brain […] We are discussing here the reverse problem, that is, whether we can predict the structure of one’s brain on the basis of one’s sex».

  8. Cfr. A.N.V. Ruigrok et al., A Meta-analysis of Sex Differences in Human Brain Structure, «Neuroscience and Behavioral Review» 39 (2014) 34-50.

  9. Cfr. M.M. McCarthy, Sex and the Developing brain [second edition], Morgan & Claypool Life Sciences, 2017, VI «The brains of males and females, men and women, are different, that is a fact. What is debated is how different and how important are those differences».

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Alberto Frigerio

Alberto Frigerio

Alberto Frigerio è sacerdote della Diocesi di Milano. Professore incaricato di Etica della vita presso l’ISSR di Milano e docente di Religione presso il Centro di Formazione Professionale In-Presa di Carate Brianza. Laureato in Medicina e Chirurgia, ha conseguito un Master in Integrative Neuroscience presso l’University of Edinburgh, Scozia. Ha conseguito la Licenza e il Dottorato in Sacra Teologia al Pontificio Istituto Teologico Giovanni Paolo II, Roma e Washington.

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