Recensione: Matthew Levering, Engaging the Doctrine of Marriage, Cascade Books, Oregon 2020

Stefan Kaminski

 

Engaging the Doctrine of Marriage di Matthew Levering è il quarto volume, e quello più recente, della sua serie Engaging Doctrine.

L’intenzione di Levering con questa serie è di presentare una trattazione sistematica dei dogmi della Chiesa. Mentre la sua serie si basa sui fondamenti della “Scrittura attraverso la mediazione della Tradizione, con un ruolo centrale per i Padri e gli scolastici medievali”, la preoccupazione specifica di Levering è di trattare ogni area della dogmatica nel suo contesto contemporaneo[1]. Il suo metodo consiste nell’attingere a una selezione di autori particolari e di permettere loro di ‘parlare’ l’uno con l’altro con le loro stesse parole. Levering mira così a sviluppare, tra le pagine del suo volume, un dialogo tra sostenitori di posizioni opposte, come nel metodo classico.

Il presente volume fa seguito ai volumi sulla Rivelazione, lo Spirito Santo e la Creazione. Il suo posto all’interno della serie riflette, credo, l’intenzione generale dell’autore. Dalla breve descrizione che Levering fa dei volumi precedenti nella prefazione, il tema unitario che emerge in tutti e tre è quello della relazione: nel primo volume, la relazione mediatrice della Chiesa rispetto alla rivelazione di Dio al Suo popolo; nel secondo, la relazione trinitaria, esaminata in particolare attraverso la Persona dello Spirito Santo; e nel terzo, la relazione tra il Creatore Trino e le Sue creature, e in particolare con l’uomo creato a Sua immagine. Con il presente volume, Levering desidera collocare saldamente il sacramento del matrimonio nel contesto dell’unione mistica tra Dio e il suo popolo.

L’autore riconosce che ci sarebbe stata una buona ragione per procedere con un volume su Gesù Cristo, piuttosto che sul matrimonio, dopo quello sulla Creazione. Ricorda, infatti, che “prima della creazione del mondo” Dio ci ha predestinati nell’amore “a essere per lui figli adottivi mediante Gesù Cristo” (Ef 1,4-5)[2]. Tuttavia, è proprio la sua convinzione circa la natura nuziale delle alleanze dell’Antico Testamento, la missione di Cristo come Sposo e la fine di tutte le cose alla festa di nozze dell’Agnello, a motivare l’ordine della serie.

Questo orientamento del libro appare chiaro dal modo di procedere di Levering. Dal momento che si prefigge di incentrare la dottrina del matrimonio sul matrimonio mistico, l’autore tratta del matrimonio terreno in relazione a quattro temi di dottrina fondamentale: la relazione di Dio con il Suo popolo, la creazione dell’umanità a immagine di Dio, il peccato originale e la croce di Cristo. Dopo questa base teologica, i restanti tre capitoli del libro si rivolgono ad aspetti pratici del matrimonio, affrontando il suo scopo, la sua sacramentalità e il suo posto nella società.

Fin dall’inizio è chiaro che Levering non evita i temi “difficili” all’interno della tradizione cristiana o le obiezioni ad essa. Al contrario, egli raggiunge pienamente il suo obiettivo dichiarato di presentare con chiarezza posizioni opposte. Il primo capitolo, incentrato sulle Scritture, Dio e il suo popolo, presenta Cristo come il compimento dell’alleanza matrimoniale enunciata nell’Antico Testamento. Tuttavia, metà del capitolo è dedicata ad affrontare le immagini di un Dio “abusivo” che si trovano nell’Antico Testamento; ad esempio, le parole del profeta Naum (3,5-6): “Eccomi a te – oracolo del Signore degli eserciti – alzerò le tue vesti fin sulla faccia e mostrerò alle nazioni la tua nudità,
ai regni le tue vergogne. Ti getterò addosso immondizie, ti svergognerò, ti esporrò al ludibrio”. Si tratta di passaggi che hanno portato persone come Gerlinde Baumann ad affermare che “YHWH appare come un violentatore”[3]. Levering attinge alle interpretazioni dei Padri della Chiesa, in particolare di San Girolamo, per offrire un’attenta disamina di ciascuno di questi passaggi “difficili” alla luce della tradizione della Chiesa (occidentale e orientale) di una lettura spirituale di parti dell’Antico Testamento. Levering, ad esempio, mostra come, per S. Girolamo, le parole di Naum costituiscano un’allegoria inversa. L’autore lascia anche spazio alle intuizioni della ricerca storico-critica, per spiegare le azioni descritte in questi passaggi alla luce delle pratiche rituali del tempo e dell’ambiente culturale che circondava le vedove e le divorziate. Levering dimostra come tali passaggi siano effettivamente destinati a suscitare il pentimento nella figura femminile, sempre intesa come metafora della “madre generatrice” che rappresenta collettivamente Israele[4].

La suddetta apologetica è contestualizzata da una dettagliata esposizione del compimento che il linguaggio dell’alleanza matrimoniale dell’Antico Testamento trova nella persona di Cristo. Qui Levering attinge principalmente al libro di Brant Pitre, Gesù lo Sposo. Offre una panoramica della relazione di alleanza descritta dall’Esodo, delle nozze spirituali dei profeti e dell’amore espresso nel Cantico dei Cantici. Egli traccia questi temi nel Nuovo Testamento, fino alla camera nuziale della Croce e al loro pieno compimento al banchetto di nozze dell’Agnello, fornendo così in modo convincente una lettura ‘nuziale’ della Scrittura.

La preoccupazione di Levering per la teologia contemporanea si evidenzia particolarmente nel secondo capitolo, intitolato “Immagine di Dio”. La questione meno controversa, ma importante, che attraversa questo capitolo è se l’immagine di Dio si trovi, propriamente parlando, nell’anima razionale individuale o nella comunità familiare. Levering studia la risposta di tre teologi: Hans Urs von Balthasar, Matthias Joseph Scheeben e Karl Barth. Le sue analisi, in particolare del pensiero di von Balthasar, si spingono abbastanza lontano da far emergere importanti contributi patristici alla comprensione della Trinità, così come le influenze filosofiche di Hegel e Buber, tra gli altri. Levering essenzialmente sostiene che la delineazione dell’imago Dei di von Balthasar – secondo il quale l’essere umano è creato a immagine del Dio Trinità – è perfettamente equiparabile all’analogia coniugale, pur evitando una correlazione diretta tra le persone trinitarie e i diversi membri della comunità familiare. L’evitare un’applicazione strettamente fisica dell’analogia permette a von Balthasar, e a Levering con lui, di vedere la Trinità più pienamente rappresentata nella fecondità oblativa del dono di sé degli sposi, una fecondità che si distingue per essere sia spirituale che corporea[5].

Il tema della Genesi e la questione specifica della prima comunità maschio-femmina sono affrontate nel terzo capitolo, in cui tratta del peccato originale. Levering traccia un confronto lineare fra tre autori moderni (Arnold, Reno e Cotter) e tre Padri del IV-V secolo (Ephraim, Crisostomo e Agostino). L’autore riscontra nei moderni una certa sensibilità per la dinamica comunitaria dell’essere umano (anche se i collegamenti mi sono sembrati poco espliciti); invece, la dinamica coniugale nel contesto del peccato originale viene affrontata più direttamente dai Padri. In particolare, è interessante l’enfasi posta da Crisostomo sullo sposo/sposa come il più grande dei doni del creato all’uomo, e sulle conseguenze dell’orgoglio all’interno di questa relazione per i rapporti con il Divino e gli altri esseri umani.

Nell’affrontare il posto della croce di Cristo all’interno del matrimonio, il capitolo seguente può forse offrire uno spunto particolare per chiunque sia coinvolto nella preparazione al matrimonio. Attingendo al pastore riformato Timothy Keller, Levering sfida coraggiosamente il “peccaminoso egocentrismo” che è “il principale nemico del matrimonio”[6]. Egli ritiene che questo sia responsabile del cambiamento contemporaneo nel modo di vedere il matrimonio: da una visione trascendentale a una questione di auto-realizzazione. Contro questo, Levering fornisce un’accurata spiegazione della natura sacrificale del matrimonio e della partecipazione dell’amore coniugale a quello di Cristo crocifisso. Si rivolge a Santa Caterina da Siena, attingendo ampiamente alle sue lettere per far luce sullo scopo dell’unione mistica con Cristo, che ritiene ugualmente valida per le coppie sposate e per i religiosi. Levering fa risalire questa nozione a Efesini 5, riflettendo sulla natura dell’amore di Cristo per la Chiesa, prima di riprendere l’analisi filosofica di Karol Wojtyła sull’amore e il dono di sé in Amore e Responsabilità. Qui va notato il suo richiamo sia alla necessità della libertà e di una struttura oggettiva per l’amore sia alla necessità della grazia per vivere questa verità.

Nella sua introduzione, Levering nota l’interrelazione degli ultimi tre capitoli, commentando che “c’è una relazione tra il riconoscere la procreazione come il ‘fine’ primario del matrimonio (capitolo 5), il valutare il matrimonio come un sacramento almeno in un certo senso (capitolo 6), e il percepire il potente contributo del matrimonio alla giustizia sociale (capitolo 7)”[7]. L’importanza sottostante e centrale della questione del fine procreativo del matrimonio è sottolineata dalla lunghezza comparativa del suo capitolo. In un certo senso, questo è il cardine pragmatico del libro. Implicitamente, fa capire che è questo il punto d’interesse che hanno in comune la Chiesa e lo Stato rispetto al matrimonio. È anche il capitolo di più ampio respiro, che ci porta dall’esperimento di pensiero di Platone sull’allevamento comunitario di cittadini d’élite, attraverso vari Padri della Chiesa, fino a Papa Pio XI, Dietrich von Hildebrand e Cormac Burke.

La rassegna che Levering fa della tradizione patristica restituisce un chiaro primato del bene della prole tra i fini del matrimonio. In contrasto con questo, Levering offre una valutazione del tentativo di von Hildebrand, nell’opera del 1929 Sul matrimonio, di dare priorità all’amore reciproco come significato primario del matrimonio, pur mantenendo la procreazione come fine primario. Levering critica questo approccio, dimostrando il fallimento della logica che risulta dal mettere tra parentesi la procreazione all’interno dell’unione coniugale. Levering critica von Hildebrand per il fatto di “prescindere dalle relazioni sessuali maschio-femmina”, una critica che sembra ben giustificata[8]. Però, d’altro lato, mi sembra che Levering stesso fonda, nella sua critica, relazioni sessuali e differenza sessuale. Questo lascia von Hildebrand senza sostegno nella sua visione del maschio e della femmina come tipi spirituali complementari, in unità con la loro differenza sessuale complementare.

Levering permette anche a Burke di ‘parlare’ in modo convincente delle sue opinioni riguardo all’equiparazione dei fini procreativo e unitivo del matrimonio. Levering riassume logicamente il suo smantellamento di questa posizione con l’intuizione che il fine procreativo è raggiunto solo con difficoltà quando si dà priorità al fine unitivo, mentre il fine unitivo segue naturalmente quando si parte dal procreativo.

Nell’affrontare la sacramentalità del matrimonio nel sesto capitolo, Levering dimostra ancora una volta la sua volontà di fare ascoltare “l’altra parte”. La questione centrale è se il sacramento del matrimonio sia stato inventato dalla Chiesa medievale. Levering presenta l’argomentazione di Reynolds, che attinge principalmente all’assenza, prima del XII secolo, di un sistema sacramentale chiaramente definito, e anche a diversi scritti patristici. La spiegazione leggermente cinica e sociologica di Reynolds per la sacramentalizzazione del matrimonio durante la riforma gregoriana e dopo Pietro Lombardo è rispettosamente riportata. La risposta di Levering comporta due passi: un’esplorazione della nozione di sviluppo della dottrina, con l’aiuto degli scritti di Craig Keener, e una risposta più diretta con gli scritti di Schillebeeckx. Attraverso l’esegesi scritturale di quest’ultimo, Levering traccia la natura profetica e di alleanza del matrimonio dell’Antico Testamento fino all’incontrovertibile insegnamento di Cristo sull’indissolubilità, mettendo in chiara relazione il significato della rinuncia sacrificale del matrimonio con il suo significato escatologico come segno dell’unione di Cristo con la sua Chiesa. Allo stesso tempo Levering offre una convincente apologetica storica per gli sviluppi successivi al XII secolo: mette in evidenza la preoccupazione della Chiesa per lo stesso significato spirituale del sacramento, e per l’abuso del matrimonio da parte dei potenti per fini politici o privati.

L’ultimo capitolo – “Giustizia sociale” – fa un passo deliberato verso un’apologetica contemporanea del matrimonio più sociologicamente orientata. La dimensione ecumenica del lavoro di Levering è particolarmente chiara, dato che inizia con l’“apologetica urbana” del pastore evangelico Christopher Brooks[9]. Questa prima sezione offre degli approfondimenti molto emblematici sull’impatto dell’instabilità della famiglia, e in particolare dei padri assenti, nella società urbana afroamericana. Brooks rivela che nella sua comunità oltre il 70% dei neonati non ha il padre in casa, con un tasso altissimo di uomini afroamericani in prigione[10]. Questa sezione completa la parte finale del capitolo, in cui Levering si rivolge ad altri studi, sia sociologici che di politica pubblica governativa, riguardanti il matrimonio e la vita familiare. Da questi egli trae l’acuta osservazione che la disuguaglianza dei sessi nasce più chiaramente dalla tendenza delle donne a cercare figli, indipendentemente dal loro stato civile, e dalla tendenza degli uomini a non cercare figli se non sposati. Insieme al circolo vizioso della spesa pubblica per la contraccezione, alla correlazione tra la contraccezione e il numero di figli al di fuori di un’unione coniugale, e alla correlazione di quest’ultima con la povertà, Levering fornisce una risposta clamorosa ai critici del matrimonio cristiano che presenta all’inizio del capitolo. Conclude, infatti, che c’è bisogno di una “rivoluzione del matrimonio”[11], per riscoprire la libertà di un amore auto-donante, che costruisca una società giusta e anticipi le nozze escatologiche. Con Brooks, propone cinque pilastri per la vita familiare, in grado di sottoscrivere una società giusta[12].

Avendo, spero, tracciato le linee e i punti salienti di questo volume molto interessante, vorrei offrire due commenti generali.

Prima di tutto, vorrei sottolineare la ricchezza di questo volume, per ampiezza, fonti e temi. Nonostante la diversa strutturazione e il diverso approccio, ciascun capitolo realizza tre cose: un ricorso a fonti importanti, un confronto con teologi contemporanei, compresi quelli più critici, e un chiaro punto di arrivo per ogni tema riguardante il matrimonio terreno come immagine del matrimonio mistico. L’orientamento escatologico del libro serve come un forte richiamo contro l’odierna perdita di fede, e il suo contenuto una bella risorsa di fonti e posizioni su diversi aspetti teologici e pratici del matrimonio. Va anche detto che la scrittura è molto fluida e chiara, rendendo il libro molto accessibile.

Tuttavia, la stessa ampiezza di tematiche e la focalizzazione sul matrimonio mistico a mio parere fa sì che non si esplicitino certi fili tra le diverse tematiche. In particolare, mi riferisco alla questione della relazione tra la sessualità umana e l’immagine del Creatore impressa nell’uomo. Sembra ironico notarlo, dato che l’ampio capitolo quinto espone con grande chiarezza il primato del fine procreativo del matrimonio.

Nel toccare brevemente l’enfasi di Papa Giovanni Paolo II sulla Trinità come modello della famiglia, Levering ammette la sua indifferenza per la mancanza di accettazione che questa analogia ha trovato in alcuni ambienti. Egli argomenta la sua posizione sostenendo che “la relazione uomo-donna può ancora mantenere un significato” per l’imago Dei “anche se l’immagine di Dio si trova nell’anima piuttosto che in senso stretto nell’uomo e nella donna”[13]. Nonostante la coerenza di questa posizione, essa sembra anche fermarsi al dibattito molto contemporaneo intorno alla natura e al significato della mascolinità e della femminilità. Levering osserva che essere “a immagine del Dio trino – implica essere in comunione relazionale. Non c’è nessuna ‘immagine di Dio’ umana astratta dalla chiamata relazionale di Dio che si è fatto conoscere e amare facendo di noi ‘la promessa Sposa, la sposa dell’Agnello'”[14]. Come conclusione del secondo capitolo, questa affermazione, vera o no, passa sotto silenzio la natura fisica della differenza sessuale, pur rivelando inevitabilmente che il matrimonio escatologico di cui ci occupiamo poggia esso stesso sul linguaggio della differenza sessuale. La spiegazione della natura essenziale del maschile e del femminile in relazione all’immagine trinitaria è limitata alle parole di von Balthasar.

Dato quanto sopra, l’affermazione dell’immagine di Dio principalmente come “fecondo dono di sé”[15], con la presentazione del matrimonio, del celibato religioso e dell’essere ‘single’ come possibilità a prima vista ugualmente alternative per vivere questo essere immagine del Divino[16], creano la possibilità per il lettore di non attribuire il necessario peso teologico alla specificità del dono della propria natura sessuale, che implica il dono totale di sé (corpo e anima) nel matrimonio e, ugualmente, nella vita religiosa. Di conseguenza, non è del tutto chiaro come una consacrazione formale di sé, nei sacramenti del matrimonio e del sacerdozio o attraverso i voti religiosi, con l’esercizio attivo o l’astinenza positiva dall’attività sessuale, si riferisca al matrimonio escatologico al di là della vita celibe.

In conclusione, il libro fa ben vedere, con le parole di Scheeben, che “il matrimonio Cristiano… comporta un riferimento reale, essenziale e intrinseco al mistero dell’unione di Cristo con la Chiesa. Si radica in questo mistero … partecipando della sua natura e del suo carattere misterioso”[17]. L’unica carenza sembra essere la relazione poco esplicitata della sessualità e della procreazione con questo mistero.

  1. M. Levering, Engaging the Doctrine of Marriage, Cascade Books, Eugene, OR, 2019, p. x.

  2. Cfr. Levering, p. 2.

  3. Baumann, Love and Violence, p. 195; in Levering, p. 47.

  4. Keefe, Woman’s Body, p. 210; in Levering, p. 56.

  5. Cfr. Levering, p. 70.

  6. T. Keller and K. Keller, The Meaning of Marriage, p. 5, 9; in Levering, p. 114.

  7. Levering, p. 12.

  8. Levering, p. 170.

  9. Cfr. Brooks, Urban Apologetics: Why the Gospel is Good News for the City, in Levering, p. 217.

  10. Brooks, p. 18; in Levering, p. 218.

  11. Coontz, Marriage, a History, p. 308; in Levering, p. 246.

  12. Brooks, p. 99; in Levering, p. 220.

  13. Levering, p. 84.

  14. Levering, p. 88.

  15. Levering, p. 64.

  16. Cfr. Levering, p. 247, 254.

  17. Scheeben, The Mysteries of Christianity, p. 601; in Levering, p. 252.

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Stefan Kaminski

Stefan Kaminski is the Director of The Christian Heritage Centre at Stonyhurst, north-west England, a foundation dedicated to Catholic formation. He has worked in a wide variety of parishes and in schools, as a catechist and teacher. He gained a licentiate from the Pontifical John Paul II Institute in Rome, and studied for degrees in Philosophy and in Theology at the Pontifical Gregorian University.

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