Fondamenti teologici dell’etica della cura: provvidenza e carità
Intervento al V Incontro Sentieri della Verità, “Carità, luce [...]
Intervento al V Incontro Sentieri della Verità, “Carità, luce [...]
La chiave scelta dal volume di Alberto Frigerio per parlare della sessualità umana è quella dell’“enigma”, il che rimanda immediatamente a Paul Ricoeur e al suo celebre saggio del 1960 sulla meraviglia, l’erranza e l’enigma. La sessualità non può essere riassorbita perfettamente nel concetto e neppure risolta adeguatamente nell’etica, essa implica in sé qualcosa di sacro, e può essere rappresentata solo simbolicamente. Essa rivela qualcosa del mistero dell’essere stesso e introduce ad esso. Di che cosa ci parla l’eros? A che cosa ci conduce?
Quale può essere il ruolo dell’assistente spirituale in un luogo dove i bambini soffrono e muoiono? In questo contesto si conferma in pieno ciò che papa Paolo VI già vedeva chiaramente cinquant’anni fa: «L’uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o se ascolta i maestri lo fa perché sono dei testimoni». Da questo presupposto, a mio avviso, derivano le caratteristiche del buon cappellano in contesti del genere: prima di tutto un uomo di fede, che abbia fatto un’esperienza di Dio nella propria sofferenza. Potremmo dire un “risorto-dentro”, uno che, ancora una volta come Giobbe, possa dire: «Prima ti conoscevo solo per sentito dire, ora ti ho visto faccia a faccia» (Gb 42). Uno che sappia annunciare, certo sostenuto da uno Spirito che avrà cura di alimentare continuamente, che persino lì dove c’è l’assurdo per l’uomo – la sofferenza dell’innocente – c’è Dio. Che c’è la possibilità di sperimentare la Vita nella morte. Una Vita che non ci appartiene, che non è una risorsa che troviamo nascosta dentro di noi, come dicono alcune filosofie, ma una forma di Vita che ha una sorgente altrove, che dobbiamo chiedere e ricevere, che è sovrabbondante rispetto a qualsiasi evento umano, anche il più difficile da affrontare.
“Adelante, Pedro, con juicio, si puedes!” è l’espressione in spagnolo, diventata proverbiale, che Alessandro Manzoni, nel suo capolavoro I Promessi Sposi, mette in bocca al Gran Cancelliere spagnolo di Milano Antonio Ferrer, che si rivolge al cocchiere mentre la sua carrozza avanza circondata dal popolo in tumulto per la carestia, sopraggiunta alla peste. Il Dizionario curato da José Noriega e da René e Isabelle Écochard è un prezioso strumento intellettuale, scientifico, teologico, morale e pastorale per “andare avanti” (adelante), ma nella strada dell’autentico progresso (con juicio), quello che considera il sesso nella vita umana e cristiana né come un pericolo da cui guardarsi con sospetto, né come un divertimento privo di responsabilità, ma piuttosto come una dimensione costitutiva della pienezza umana, di quella vocazione all’amore, che è sempre intimamente legata al dono di sé nella comunione e alla fecondità.
Nella sua recente pubblicazione "Etica teologica della vita. Scrittura, tradizione, sfide pratiche", la Pontificia Accademia per la Vita propone una rivoluzione della morale sessuale cattolica, suggerendo che, in presenza di atteggiamenti giusti da parte dei coniugi, la pratica della contraccezione e della procreazione artificiale omologa può essere moralmente lecita, contraddicendo così direttamente il magistero della Chiesa. Di seguito forniremo un’analisi critica della sezione del libro che contiene queste affermazioni. Un’analisi attenta è necessaria perché il dettato del testo è sottile. Gli autori, infatti, nel proporre la possibile liceità morale della contraccezione e della procreazione artificiale, sostengono di non andare contro, ma semplicemente oltre la lettera del magistero ecclesiastico. Il nuovo approccio adottato dal testo della PAV consiste, invece, nell’affermare il contrario dell’insegnamento, sostenendo allo stesso tempo di essere d’accordo.
La valutazione morale della contraccezione è intrinsecamente legata al concetto stesso di persona umana, al suo rapporto con il corpo, all’importanza che la natura ha per la persona. In sintesi, si può dire che la norma della Humanae vitae non è solo una norma che riguarda una parte – qualcuno potrebbe dire marginale – di etica sessuale, ma che in essa si decidono le questioni antropologiche ed etiche di base (rapporto anima-corpo, rapporto intenzione-oggetto dell’azione) . Non è un caso che questi temi siano oggi oggetto di una vivace discussione non solo nella teologia morale cattolica, ma anche nella cultura occidentale in quanto tale.
Il testo di René Ecochard documenta l’esistenza di un maschile e di un femminile, che rivelano il logos inerente alla sessualità, che si riferisce alla relazione feconda con l’alterità. La natura sessuata maschile e femminile costituisce il solco entro cui il soggetto è chiamato a operare in termini culturali la crescita personale e di coppia. Si tratta dunque di guardare all’elemento biologico, ovvero all’essere maschio o femmina, come a un datum che non pre-determina (a dispetto di quanto sostiene il biologismo) e che però orienta (a dispetto di quanto sostiene il culturalismo) il processo psicologico e spirituale soggettivo.
Il libretto "Ti sarò vicino. Sulle tracce di Edith Stein: empatia e incontro col morente" di Guido Miccinesi qui presentato ci incoraggia a interpretare la nostra paura della morte alla luce del nostro amore per la vita. E noi amiamo la vita nella misura in cui in essa ci sono persone che amiamo e in quanto ci sappiamo amati. La principale preoccupazione dei morenti, quindi, non risulta essere così diversa dalla principale preoccupazione dei vivi, anche se a quel punto sarà molto intensificata. In effetti, sembrerebbe esserci una stretta corrispondenza tra il nostro modo di vivere e il nostro modo di morire. Vogliamo amare ed essere amati.
La giurisprudenza sul fine vita è materia di discussione in tutta l’area euroatlantica, e negli ultimi anni è andata incontro a profonde trasformazioni anche in Italia. È quanto attestano la legge 219/2017 del Parlamento sul consenso informato e sulle dichiarazioni anticipate di trattamento, la sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale sul suicidio assistito, e la recente richiesta di referendum abrogativo volto a legalizzare l’eutanasia, che il presente contributo si prefigge di analizzare e valutare.