L’orizzonte dell’amore
Discorso tenuto durante la presentazione del percorso "Noi siamo un [...]
Discorso tenuto durante la presentazione del percorso "Noi siamo un [...]
Per Stanisław Grygiel, essere filosofo, essere amico della verità e della saggezza, significava acquisire un atteggiamento reverenziale di fronte alla realtà, osservandone e contemplandone la bellezza. Per lui, infatti, la bellezza era il punto di partenza del nostro approccio alla realtà e la guida costante del nostro cammino: “Nasciamo nel bello, grazie al bello rinasciamo. Il bello costituisce non solo l’inizio del cammino ma è esso stesso cammino che conduce all’amore del bene e alla conoscenza della verità”
Una visione profetica della storia, presente nei testi e soprattutto nella vita di San Giovanni Paolo II, ci conduce al Principio della storia dell’amore che la persona umana diventa, orientata nell’atto della creazione verso un’altra persona e infine verso il Dio vivente. Il Dio vivente si presenta a Mosè come il Dio di ogni singolo essere umano: “Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe” (Es 3,6). Dio, dunque, non è un concetto. Egli opera “fino ad ora” (Gv 5,17) nella e con la sua Parola, che è “il centro dell’universo e della storia” (Redemptor hominis, 1). San Giovanni Paolo II vedeva l’uomo e l’universo alla luce dell’esperienza morale della persona umana e alla luce del lavoro creativo di Dio. La bellezza della verità, nella quale si riflette la Bellezza dell’Amore del Dio creante, chiama l’uomo a rendere giustizia all’incessante accadere dell’“universo e della storia” dal nulla. L’uomo può renderla solo con l’amore che egli deve diventare.
Vorremmo indicare molto brevemente due punti fondamentali relativi alle ragioni che ispirano il Veritas Amoris Project: il primo punto riguarda la situazione di crisi nella quale ci troviamo; il secondo riguarda i percorsi di fecondità che riteniamo necessario aprire in questa situazione storica.
Il tema del rapporto tra Chiesa e mondo moderno può essere affrontato da prospettive disciplinari molto diverse tra loro. Personalmente comincerei a discutere la questione partendo da una citazione, molto nota, del filosofo Andrea Emo, un breve brano tratto dai sui famosi taccuini. Scrive Emo che la Chiesa è stata per molti secoli “la protagonista della storia”; successivamente ha assunto la parte “non meno gloriosa di antagonista della storia”, ma nel nostro tempo è “soltanto la cortigiana della storia”. Certamente si tratta di affermazioni che potrebbero essere considerate grossolane, per così dire, se analizzate con la lente d’ingrandimento di una storiografia accurata e interessata a cogliere tutta la complessità e le mille sfaccettature che qualsiasi periodo storico, e a maggior ragione le epoche nella loro interezza, possiede; ma, a mio avviso, contengono molta verità, che andrebbe adeguatamente soppesata: compito che si pone il seguente saggio.
Riteniamo illuminante per il problema della messa in discussione del primato del Logos, rileggere alcuni testi di Joseph Ratzinger. Proponiamo tre passi successivi: 1. L’incontro tra pensiero greco e fede biblica. Ci chiederemo se questo incontro appartiene all’essenza del cristianesimo oppure se è stato un “disastroso equivoco” da cui finalmente liberarci, come vorrebbe una versione teologica della cancel culture. 2. Al di sotto del problema storico, sta però il problema teorico e metodologico del rapporto tra fede e ragione. Ci chiederemo dunque: quale tipo di razionalità è adatto alla fede cristiana? 3. Infine affronteremo la questione cruciale: il tema della verità nella religione. Concluderemo dicendo che la verità di cui parla il cristianesimo è la verità dell’Amore (Veritas amoris), che si rivela come principio dell’Essere. Se il Logos non è ragione matematica, ma Amore Creatore e Redentore, allora il primato del Logos e il primato dell’Amore sono identici.
L’articolo presenta la persona e l’opera di Cristo come la chiave dell’unità tra verità e amore, che sono molto divisi nel nostro tempo. A tal fine, poggia sulla nozione evangelica di verità, seguendo soprattutto il Vangelo secondo Giovanni. La verità appare legata alla vita di Gesù nella carne, e il suo culmine ci è dato nell’Eucaristia, dove è contenuto il mistero pasquale. Il legame tra verità e corpo è decisivo: il corpo è lo spazio nel quale ci apriamo alla conoscenza di Dio e dell’uomo, e quindi il corpo è lo spazio della manifestazione della verità. Da questa connessione tra verità e corpo si capisce che la verità che Gesù porta (e che Lui stesso è) consiste nella verità dell’amore.
Cercare il senso genuino dell’umano e cercarlo in comune con gli altri è stata e continua ad essere l’intima ragione dell’insegnamento del professor Livio Melina. Tale è anche la motivazione del libro qui presentato, che testimonia un’amicizia nella missione ecclesiale di insegnare la morale, che come scienza teologica illumina le scienze umane ed è sempre più necessaria per l’opera evangelizzatrice della Chiesa. Si tratta di riconoscere, con ammirazione e gratitudine, un lavoro che promette una fecondità sempre maggiore e che il nostro professore ha svolto con generoso “impegno di amore”.
Il 9 ottobre il Prof. Stanisław Grygiel ha ricevuto a Varsavia il premio “Totus Tuus” per la diffusione dell’insegnamento di san Giovanni Paolo II. Si tratta del più importante premio cattolico in Polonia, detto anche il Nobel cattolico. Viene conferito dalla Fondazione “Opere per il Nuovo Millennio” della Conferenza Episcopale Polacca. Sull’occasione pronunciò il discorso riprodotto qui.